AUDIO REVIEW n. 179 Marzo 1998
È
un pochino un concentrato dei principali generi per pianoforte
della maturità schubertiana quanto raccolto in questi 2 CD: abbiamo
infatti la lunga, stupenda Sonata
D 960 accanto
a composizioni brevi e non impegnate come gli Improvvisi
e i Momenti Musicali.
La linea interpretativa su cui si muove Andrea Passigli, pianista
di formazione italoamericana, è abbastanza chiara e tende a conservare
di Schubert l’immagine intimista e semplice legata alla tradizione.
Prendiamo la Sonata, certamente
complessa. Ciò che colpisce qui è la ricerca di sonorità non marcate,
( i fortissimo non hanno affatto il volume che ci aspetteremmo),
mentre le improvvise svolte armoniche non vengono forzate ma escono
spontaneamente: insomma la musica si svolge all’insegna della
naturalezza.
Nell’insieme la posizione di Passigli è opposta a quella di una
Leonskaja, che ricerca una estrema raffinatezza timbrica: lui
gioca invece sulla melodia o su elementi ritmici di contrasto
( stupenda la sezione centrale dello Scherzo).
Ancora significativo il rispetto del dettato schubertiano, visibile
nella cura estrema con cui viene eseguito quanto segnato nella
pagina e soprattutto (caso rarissimo) nell’osservare
tutte le ripetizioni indicate, per cui la Sonata
arriva a durare ben 45 minuti (contro i 33 di Melvin Tan e
Noel Lee, per esempio).
Se questa semplicità è mantenuta per un lavoro così strutturato
come la Sonata, a maggior ragione vale per gli Improvvisi e i Momenti Musicali:
il discorso musicale si svolge con assoluta precisione e proprio
da ciò ricava la sua forza: sempre domina la melodia, e talvolta
(Improvvisi) vengono
ricercati elementi di contrasto in modo da rendere più drammatico
l’insieme.
di
G.MORONI
CD
CLASSICA Marzo 1998 n. 111
La
Fonè, licenziando un
compact di interpretazioni schubertiane di Andrea Passigli, ha
compiuto un’opera molto coraggiosa. Il pianista italiano infatti,
nonostante la partecipazione al Marlboro Festival – dietro invito
personale di Serkin – e le svariate tournée nel vecchio e
nel nuovo continente, non è ancora universalmente noto
e apprezzato dal grande pubblico: ma queste sue letture meritano
di essere conosciute e per profondità di analisi e per fantasiosa
condotta agogica. I risultati di maggior pregio Passigli li raggiunge
nella Sonata in si bem.
Maggiore. Il primo tempo, che segnalo anche per l’eccezionale
durata (ventidue minuti!) prossima a quella di Richter, è un lungo
e sommesso canto: l’esecutore si abbandona all’estasi del suono
senza tuttavia perdere mai di vista gli aspetti formali.
Lo stesso avviene anche nel tempo lento, intenso e malinconico
anche nella sezione centrale. Lo scherzo
ed il rondò sono un
poco più vivaci e brillanti, ma anche qui il lirismo la fa da
padrone. È
una maniera di intendere Schubert certamente diversa da quella
di Pollini, di Schnabel e dello stesso Serkin
(al quale purtuttavia Passigli si riallaccia in certi particolari
dell’ultimo tempo): più vicina, forse, alle letture date da pianisti
russi come Richter, Sofrnitzky od Ashkenazy.
Meno interessanti mi sono sembrati gli altri brani sebbene anche
qui non manchino momenti felici e particolarmente riusciti come
il secondo e il terzo dei Momenti
Musicali e il primo degli Improvvisi.
E’ la seconda volta che esprimo un giudizio positivo sulla prova
schubertiana di un pianista italiano (il caso precedente era quello
del Giacometti ).
Che stia finalmente nascendo una
via nostrana all’interpretazione del Viennese?
di
FRANCESCO LO CASCIO
AUDIO
REVIEW n. 17 March
9th 1998
The contents of these
two CD are in a sense a concentrate of the main piano forms of
Schubert’s maturity: we have in fact the long, stupendous
Sonata D 960 as well
as short and less committed
works like the Impromptus
and the Moments Musicaux.
The interpretative line chosen by Andrea Passigli, a pianist
with an Italian-American
background, is rather clear and tends to conserve the simple and
intimate image of Schubert tied to the tradition.
Let us consider the Sonata,
which is certainly complex; what appears here is a search for
sonorities which are not too pronounced, (the fortissimi
certainly do not have the volume that we would expect), while
the sudden harmonic turns are not forced but come out spontaneously:
in other words, the music develops under the sign of naturalness.
Overall, the position of Passigli is opposite to that of someone
like Leonskaja, who searches
for an extremely refined quality of tone:
he focuses instead on the melodic line or on contrasting rhythmical
elements ( as in the wonderful central section of the Scherzo).
Also significant is his respect for Schubert’s
dictate, apparent in the extreme care with which he plays what
is written on the page, and above all – an extremely rare case
-in observing all the written repeats. In fact the Sonata
reaches 45 minutes ( as opposed, for example, to the 33 of
Melvin Tan and Noel Lee ). If this simplicity is maintained in
such a structured work as the Sonata,
for all the more reason it is valid for the Impromptus
and the Moments Musicaux;
the musical line develops with absolute precision and from this
it draws its strength: the melody always dominates, and sometimes
( Impromptus ) contrasting
elements are emphasised, so as to render the whole more dramatic.
by
G.MORONI
CD
CLASSICA March 1998
The recording house Fonè
showed courage in
producing a compact disk of Schubert compositions interpreted
by Andrea Passigli. Indeed, this Italian pianist, notwithstanding
his participation in the Marlboro Music Festival under personal invitation of
Rudolf Serkin, and his various tours in the Old and New Worlds,
is still not universally known and appreciated by the general
public.
Nevertheless, these renderings deserve to be known for depth of
analysis and imaginative agoge. The best results are obtained
by Passigli in the celestial B flat major Sonata. The first movement,
which I point out also for its exceptional length, (twenty-two
minutes!) close to that of Richter,
is a long and subdued song: the perfomer allows himself to be
taken by the ecstasy of sound, but without ever losing sight of
the movement’s formal aspects.
The same happens in the slow movement, intense and melancholy
also in the central section. The scherzo and the rondo are a little
more vivacious and brilliant, but also here they are dominated
by lyricism. It is a way of understanding Schubert certainly different
from that of Pollini, of Schnabel and of Serkin himself (to whom,
however, Passigli does refer back in certain particular episodes
of the last movement); he is closer perhaps to the readings given
by Russian pianists like Richter, Sofronitsky or Ashkenazy.
I feel the other works to be less interesting, although also among
these there are some particularly joyous and successful ones like
the second and the third Moments Musicaux and the first of the
Impromptus. It is the second time that I express a positive judgment
on an Italian pianist’s achievement with Schubert (the previous
case was that of Giacometti ).
Could it be that an Italian approach to the interpretation of
Schubert is coming to life?
by
FRANCESCO LO CASCIO |