CD 1

 
Amor che nella mente mi ragiona,
cominciò egli allor sì dolcemente,
che la dolcezza ancor dentro mi suona.
Dante, Purgatorio II, 112-114



fonè 97F 01/02

F R A N Z   S C H U B E R T
Liechtenthal, Vienna 31 - I - 1797
Vienna 19 - XI - 1828


Disco I

Sonata in si bemolle maggiore op. postuma D 960

Disco II

Quattro improvvisi op. 90 D 899

Sei Momenti Musicali op. 94 D 780

Andrea Passigli
pianoforte

AUDIO REVIEW n. 179 Marzo 1998

È un pochino un concentrato dei principali generi per pianoforte della maturità schubertiana quanto raccolto in questi 2 CD: abbiamo infatti la lunga, stupenda Sonata D 960  accanto a composizioni brevi e non impegnate come gli Improvvisi e i Momenti Musicali
La linea interpretativa su cui si muove Andrea Passigli, pianista di formazione italoamericana, è abbastanza chiara e tende a conservare di Schubert l’immagine intimista e semplice legata alla tradizione. Prendiamo la Sonata,
certamente complessa. Ciò che colpisce qui è la ricerca di sonorità non marcate, 
( i fortissimo non hanno affatto il volume che ci aspetteremmo), mentre le improvvise svolte armoniche non vengono forzate ma escono spontaneamente: insomma la musica si svolge all’insegna della naturalezza. 
Nell’insieme la posizione di Passigli è opposta a quella di una Leonskaja, che ricerca una estrema raffinatezza timbrica: lui gioca invece sulla melodia o su elementi ritmici di contrasto ( stupenda la sezione centrale dello Scherzo). 
Ancora significativo il rispetto del dettato schubertiano, visibile nella cura estrema con cui viene eseguito quanto segnato nella pagina e soprattutto (caso rarissimo)
nell’osservare tutte le ripetizioni indicate, per cui la Sonata arriva a durare ben 45 minuti (contro i 33 di Melvin Tan e Noel Lee, per esempio). 
Se questa semplicità è mantenuta per un lavoro così strutturato come la Sonata, a maggior ragione vale per gli Improvvisi e i Momenti Musicali: il discorso musicale si svolge con assoluta precisione e proprio da ciò ricava la sua forza: sempre domina la melodia, e talvolta (Improvvisi) vengono ricercati elementi di contrasto in modo da rendere più drammatico l’insieme.

di G.MORONI

CD CLASSICA Marzo 1998 n. 111  

La Fonè, licenziando un compact di interpretazioni schubertiane di Andrea Passigli, ha compiuto un’opera molto coraggiosa. Il pianista italiano infatti, nonostante la partecipazione al Marlboro Festival – dietro invito personale di Serkin – e le svariate tournée nel vecchio e  nel nuovo continente, non è ancora universalmente noto e apprezzato dal grande pubblico: ma queste sue letture meritano di essere conosciute e per profondità di analisi e per fantasiosa condotta agogica. I risultati di maggior pregio Passigli li raggiunge nella Sonata in si bem. Maggiore. Il primo tempo, che segnalo anche per l’eccezionale durata (ventidue minuti!) prossima a quella di Richter, è un lungo e sommesso canto: l’esecutore si abbandona all’estasi del suono senza tuttavia perdere mai di vista gli aspetti formali.
Lo stesso avviene anche nel tempo lento, intenso e malinconico anche nella sezione centrale. Lo scherzo ed il rondò sono un poco più vivaci e brillanti, ma anche qui il lirismo la fa da padrone. È una maniera di intendere Schubert certamente diversa da quella di Pollini, di Schnabel e dello stesso Serkin 
(al quale purtuttavia Passigli si riallaccia in certi particolari dell’ultimo tempo): più vicina, forse, alle letture date da pianisti russi come Richter, Sofrnitzky od Ashkenazy. 
Meno interessanti mi sono sembrati gli altri brani sebbene anche qui non manchino momenti felici e particolarmente riusciti come il secondo e il terzo dei Momenti Musicali e il primo degli Improvvisi. E’ la seconda volta che esprimo un giudizio positivo sulla prova schubertiana di un pianista italiano (il caso precedente era quello del Giacometti ). 
Che stia finalmente nascendo una  via nostrana all’interpretazione del Viennese?

di FRANCESCO  LO CASCIO

AUDIO REVIEW n. 17   March 9th 1998   

 The contents of these two CD are in a sense a concentrate of the main piano forms of  Schubert’s maturity: we have in fact the long, stupendous Sonata D 960 as well as short and less committed  works like the Impromptus and the Moments Musicaux. The interpretative line chosen by Andrea Passigli, a pianist with an  Italian-American background, is rather clear and tends to conserve the simple and intimate image of Schubert tied to the tradition. 
Let us consider the Sonata, which is certainly complex; what appears here is a search for sonorities which are not too pronounced, (the fortissimi certainly do not have the volume that we would expect), while the sudden harmonic turns are not forced but come out spontaneously: in other words, the music develops under the sign of  naturalness. 
Overall, the position of Passigli is opposite to that of someone like Leonskaja, who searches  for an extremely refined quality of  tone: he focuses instead on the melodic line or on contrasting rhythmical elements ( as in the wonderful central section of the Scherzo). 
Also significant is his respect for  Schubert’s dictate, apparent in the extreme care with which he plays  what is written on the page, and above all – an extremely rare case -in observing all the written repeats. In fact the Sonata reaches 45 minutes ( as opposed, for example, to the 33 of Melvin Tan and Noel Lee ). If this simplicity is maintained in such a structured work as the Sonata, for all the more reason it is valid for the Impromptus and the Moments Musicaux; the musical line develops with absolute precision and from this it draws its strength: the melody always dominates, and sometimes ( Impromptus ) contrasting elements are emphasised, so as to render the whole more dramatic.

by G.MORONI

CD CLASSICA March 1998

The recording house Fonè showed courage  in producing a compact disk of Schubert compositions interpreted by Andrea Passigli. Indeed, this Italian pianist, notwithstanding his participation  in the Marlboro Music Festival under personal invitation of Rudolf Serkin, and his various tours in the Old and New Worlds, is still not universally known and appreciated by the general public. 
Nevertheless, these renderings deserve to be known for depth of analysis and imaginative agoge. The best results are obtained by Passigli in the celestial B flat major Sonata. The first movement, which I point out also for its exceptional length, (twenty-two minutes!) close to that of  Richter, is a long and subdued song: the perfomer allows himself to be taken by the ecstasy of sound, but without ever losing sight of the movement’s formal aspects. 
The same happens in the slow movement, intense and melancholy also in the central section. The scherzo and the rondo are a little more vivacious and brilliant, but also here they are dominated by lyricism. It is a way of understanding Schubert certainly different from that of Pollini, of Schnabel and of Serkin himself (to whom, however, Passigli does refer back in certain particular episodes of the last movement); he is closer perhaps to the readings given by Russian pianists like Richter, Sofronitsky or Ashkenazy. 
I feel the other works to be less interesting, although also among these there are some particularly joyous and successful ones like the second and the third Moments Musicaux and the first of the Impromptus. It is the second time that I express a positive judgment on an Italian pianist’s achievement with Schubert (the previous case was that of Giacometti ). 
Could it be that an Italian approach to the interpretation of Schubert is coming to life?

 by FRANCESCO LO CASCIO


Official Web Site by ANDREA PASSIGLI
piano



© Copyright 2014 Andrea Passigli - telefax +39 055 540329
an.passigli@libero.it